Non passa giorno senza che la crisi climatica si manifesti in tutta la sua violenza, con eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi. Non stiamo facendo abbastanza, nemmeno lontanamente. Ce lo ribadisce il nuovo rapporto dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) e ce lo dimostra persino la cronaca.
L’attuale crisi climatica amplifica tutte le fragilità di #Roma: una città mal gestita, mal pensata, saccheggiata in ogni modo possibile.
Le ondate di calore anomalo come quella che viviamo in questi giorni, che non danno tregua nemmeno di notte, espongono le persone più fragili ad un rischio altissimo, in particolare in città, dove l’effetto dei venti africani è amplificato da ampie zone del tutto prive di aree verdi e ventilate, dove cemento e asfalto rendono il caldo ancor più insopportabile.
Come si protegge chi non ha una casa? Chi vive in case che si arroventano e non è in grado di pagare una bolletta (figuriamoci di acquistare un condizionatore)? Come si difendono le persone fragili e sole?
Sono domande alle quali non possiamo più permetterci di non rispondere.
E a queste se ne aggiungono molte altre, in relazione ai fenomeni estremi in senso opposto, quando arriveranno le cosiddette “bombe d’acqua” a ingolfare un sistema idrico e fognario inadeguato all’ordinario, o ad aprire voragini nelle nostre strade; o quando il vento si abbatterà sui nostri pini ammalati e abbandonati, su un patrimonio verde non valorizzato, gestito e curato adeguatamente, trasformandolo in una minaccia per persone, animali, beni.
Vogliamo tornare a pensare e progettare Roma adattandola ai cambiamenti climatici, rendendola resiliente e in grado di non trasfrormarsi in una trappola per chi la vive.
C’è bisogno di tornare a fare manutenzione delle infrastrutture idriche e fognarie, c’è bisogno di ripensare viabilità e spazi urbani iniziando a de-impermeabilizzare il suolo e a costruire nuovi percorsi di deflusso per l’acqua.
Possiamo e dobbiamo creare nuove oasi verdi accessibili e ben curate, possiamo e dobbiamo mettere in relazione le aree verdi urbane esistenti, connettendole tanto tra di loro, quanto al verde extra-urbano, in modo da salvaguardare e potenziare quel capitale naturale in grado di dare respiro alla città e di regolarne i flussi, anche quelli di persone, ridisegnando una nuova mobilità sostenibile.
Difenderci dal cambiamento climatico significa costruire una Roma più sana, più sicura, più accessibile ed accogliente, capace di animare nuove forme di socialità e di rendere finalmente fruibile la propria sterminata bellezza.
Per approfondire: https://www.cnr.it/…/sesto-rapporto-ipcc-working-group…